martedì, aprile 07, 2015

To Pimp a Butterfly (Kendrick Lamar)


Musica per soli bianchi e musica per soli neri? Su Pitchfork Sarah Sahim prende spunto dal cast all white di God Help the Girl (il film diretto dal cantante dei Belle & Sebastian Stuart Murdoch) per attaccare la "racial exclusivity that is onnipresent in indie rock"; sul New York Times, parlando del nuovo album To Pimp a Butterfly, Kendrick Lamar ammette che nelle sue canzoni abitualmente non si rivolge alla gente "from the suburbs" (dove la suburbs americana non va confusa con le banlieue europee e storicamente si intende come zona residenziale a prevalenza bianca).

In To Pimp a Butterfly, in effetti, la blackness trionfa a tutti i livelli. Nella provocatoria conquista della Casa Bianca raffigurata in copertina, nella orgogliosa spiegazione delle nobili origini del termine "Negus" (in i), nell'infinita sfilata di collaborazioni, ispirazioni e fantasmi afroamericani che animano il disco: Miles Davis, John Coltrane, James Brown, Gil Scott-Heron, George Clinton, Dr. Dre, Muhammad Ali, Nelson Mandela, Snoop Dogg, Flying Lotus, Outkast, Kunta Kinte sono solo alcuni dei riferimenti che colorano recensioni, commenti e articoli sull'album. 

Kendrick Lamar (fonte: New York Times)
Il fantasma più spettacolare è senza dubbio quello di Tupac. Scomparso nel 1996, già risorto nel 2012 come ologramma a Coachella, qui viene riportato in vita attraverso uno stratagemma che non può che esaltare un appassionato di scritture mutanti e mash up dilaganti come il sottoscritto: il disco si chiude con un'intervista immaginaria in cui Kendrick Lamar pone le domande ("How would you say you managed to keep a level of sanity?") e Tupac risponde ("By my faith in God, by my faith in the game, and by my faith in all good things come to those that stay true"). 

Ma Kendrick non si accontenta, Kendrick non si ferma. Non dialoga solo con l'angelo custode Tupac (la cui intervista originaria risale al 1994 e fu concessa a una radio svedese), ma in altre tracce di un album immenso per spunti e dettagli se la vede anche con i supremi leader dell'aldilà, da Lucifero (ribattezzato Lucy) a Dio (travestito da senzatetto). E con la musica vola ancora più in alto, sperimentando generi, stili, atmosfere: funk, soul, jazz. Con tanti incroci sfrigolanti, come il sax in libera uscita di For Free? che fa da base a poco urbani versi urban ("This dick ain't free").

Musica per soli neri? Può darsi. Così come i Belle & Sebastian non somigliano alla squadra del Brasile del 1970 ma si sono formati a Glasgow. Ma è giusto così. Di sicuro non avrò ascoltato To Pimp a Butterfly come lo ascolta un 18enne di Compton, ne avrò colto lo 0,3% delle sfumature e gli avrò dato un significato tutto mio, da figlio di suburbia italiana. Ma il Voltaire che è in me sostiene che è molto meglio poter passare da un disco nerissimo come questo a uno bianchissimo come Carrie & Lowell di Sufjan Stevens, che vivere in uno scenario united colours (in realtà grigio) dove la musica è costretta ad adattarsi, compiacere, essere riconoscibile per ogni fascia sociale, culturale e commerciale dell'umanità. E per questa volta, Voltaire o chi per lui, ti lascio parlare.





Canzoni preferite: King Kunta, i, Mortal Man

In ascolto: Carrie & Lowell (Sufjan Stevens)

Gli album della settimana del 2015:
1. Black Messiah (D'Angelo)
2. Run The Jewels 2 (Run The Jewels)
3. Soused (Scott Walker)
4. Panda Bear Meets The Grim Reaper (Panda Bear)
5. Girls In Peacetime Want To Dance (Belle & Sebastian)
6. No Cities To Love (Sleater-Kinney)
7. Endkadenz vol. 1 (Verdena)
8. Natalie Prass (Natalie Prass)
9. I Love You, Honeybear (Father John Misty)
10. Viet Cong (Viet Cong)
11. Chasing Yesterday (Noel Gallagher's High Flying Birds)
12. What a Terrible World, What a Beautiful World (The Decemberists)
13. To Pimp a Butterfly (Kendrick Lamar)