sabato, febbraio 28, 2015

Natalie Prass (Natalie Prass)


A volte si verificano delle congiunzioni musicali perfette, in cui i giudizi della critica internazionale si allineano con le segnalazioni dei tuoi amici. Nelle ultime settimane è stato il caso di Natalie Prass, album d'esordio di una giovane cantautrice americana, non solo osannato all'unanimità su Metacritic (21 recensioni, tutte molto positive, giudizio medio 86/100) ma anche consigliatomi vivamente da diversi e fidati pusher di buona musica.

Il disco arriva adesso, ma è stato parcheggiato per un paio d'anni nei box della Spacebomb Records, una casa discografica di Richmond (Virginia) che sta provando a resuscitare un antico modello, tipico di storiche etichette come Motown e Stax. La label possiede uno studio di registrazione, una house band e un team di produttori e arrangiatori che si occupano di tutte le fasi realizzative dell'album. Al punto che, come sottolineano molti recensori, siamo di fronte a qualcosa di diverso rispetto al semplice debutto di una nuova cantautrice. Una specie di Spacebomb presents Natalie Prass.

Natalie Prass nello studio della Spacebomb Records (immagine tratta da un articolo
del Guardian sull'artista e sull'etichetta fondata da Matthew E. White)
Che la macchina produttiva sia di una certa complessità si vede e si sente bene fin dall'apertura con My Baby Don't Understand Me: niente cantautorato povero, niente chitarra e voce, bensì un trionfo di archi, fiati, abiti sonori raffinati. I brani sono semplici, delicati, spesso sussurrati da una voce più fragile che possente, ma il paesaggio è ben lontano dal minimale e dal lo-fi. A volte prende anche direzioni imprevedibili: It Is You è una canzone che se fosse uscita negli anni Cinquanta, come colonna sonora Disney o di una commedia romantica, avrebbe vinto un Oscar. Al 100%.

Se le atmosfere sono spesso soavi, i testi si aggirano nei sofferti territori del break up, della storia d'amore che finisce. Con un corollario di simpatici aneddoti, come quello relativo a “Our love is a long goodbye”, il verso che fa da lunga coda a My Baby Don't Understand Me. “Ho scritto quel ritornello in lacrime, dopo aver litigato con il mio ragazzo”, racconta Natalie Prass a Vogue. “Poi gli ho spedito il brano e lui l'ha usato come esempio del fatto che dovevamo proprio lasciarci. Nota per il futuro: se la tua relazione è in crisi e vuoi salvarla, non spedire canzoni come questa”.

Non basta la sintonia tra critici e amici per rendere una congiunzione astral-musicale perfetta. Ci vuole anche un terzo elemento, forse il più importante: la tua approvazione. Nel caso di Natalie Prass... bingo! Il pollice dell'imperatore punta al cielo. Il disco è più che delizioso e si sposa in modo quasi magico con la particolare luce che illumina i pomeriggi di sole di fine inverno. Dopo Sleater-Kinney e Verdena, è la terza settimana consecutiva che si stappa una birretta e si brinda a un ottimo album. Non durerà, ma finché dura...

(nel video, altre belle immagini sulle registrazioni dell'album negli studi della Spacebomb Records)


Canzoni preferite: My Baby Don't Understand Me, Bird of Prey, It Is You

In ascolto: I Love You, Honeybear (Father John Misty)

Gli album della settimana del 2015:
1. Black Messiah (D'Angelo)
2. Run The Jewels 2 (Run The Jewels)
3. Soused (Scott Walker)
4. Panda Bear Meets The Grim Reaper (Panda Bear)
5. Girls In Peacetime Want To Dance (Belle & Sebastian)
6. No Cities To Love (Sleater-Kinney)
7. Endkadenz vol. 1 (Verdena)
8. Natalie Prass (Natalie Prass)