martedì, gennaio 21, 2014

Stephen Malkmus & The Jicks - Wig Out at Jagbags



“We grew up listening to the music from the best decade ever”. Siamo cresciuti ascoltando la musica del miglior decennio di sempre. A volte basta una piccola frase a metterti di buonumore. Come questo verso di Lariat, primo singolo estratto da Wig Out at Jagbags di Stephen Malkmus & The Jicks, uno dei nuovi dischi che hanno salutato l'alba del 2014.

La musica del miglior decennio di sempre. Essendo nato 9 anni e 364 giorni prima del sottoscritto e citando nella stessa canzone Mudhoney e Grateful Dead, dubito che Malkmus si riferisca al mio stesso miglior decennio. Ma poco importa... è l'universalità dell'affermazione a conquistarti, a maggior ragione se inserita in una canzone fresca come la prima giornata di primavera in cui si va in macchina con il finestrino giù.

Tutti abbiamo vissuto quella sensazione, tutti abbiamo ascoltato – nel 1969 come nel 1977, nel 1984 come nel 1991 o nel 2003 – la musica del miglior decennio di sempre. E' una memoria scolpita in ogni storia personale, spesso abbinata agli anni delle scuole superiori, che nessun giudizio esterno potrà mai scalfire: mi spiace per Beethoven, Beatles e Battisti, ma i miei anni '90 sono irraggiungibili. 

Non è per forza una buona memoria. A volte pesa come un mattone, soprattutto quando ti rendi conto che il tuo decennio migliore è distante un secolo da quello che stai vivendo adesso. Ma non è il caso di Lariat, dove riemerge con la leggerezza contagiosa dei ricordi ben metabolizzati, la stessa che pervade un album vivace ma del tutto libero da rancori o livori.

E' un bel modo per cominciare il 2014, Wig Out at Jagbags. Come sempre, trattandosi di Malkmus non bisogna aspettarsi formule pop prevedibili o un trionfo di strofe e ritornelli orecchiabili. Nelle dodici tracce del disco le armonie se ne vanno spesso per conto loro, trascinate da chitarre, tastiere, fiati o ritmiche sbilenche. Capita di bruciacchiarsi con gli spigoli infuocati di Shibboleth, di mandar giù tutto d'un fiato Rumble at the Rainbo per poi perdersi nei labirinti della minisuite Surreal Teenagers.

Ma come detto, si tratta di una sghembitudine serena, che all'improvviso ti conduce nell'oasi di J Smoov, splendido esemplare della categoria lenti-rock-con-tromba, cinque minuti di incanto che scioglierebbero i nervi a un cihuahua caffeinomane. Ma un buon disco non si riconosce per forza dalle canzoni indimenticabili. A volte il suo lato vincente è il mood, quell'essenza intangibile che si diffonde in ogni brano, rendendone l'ascolto uniforme e piacevole. Proprio come accade in Wig Out at Jagbags.


Bonus tracks: 

Wig Out at Jagbags è il primo album registrato dalla reunion dei Pavement nel 2010, nonché il primo senza Janet Weiss, che ha lasciato la band nel 2010 per suonare con i Wild Flag ed è stata rimpiazzata da Jake Morris” (All Music Guide)

 “Molti noteranno come, con Wig Out at Jagbags, Malkmus abbia pubblicato più album come solista che con i Pavement: un fatto che suona come un traguardo al tempo stesso allarmante e confortante” (Drowned in Sound)

"... e in qualche modo, il clown che cantò “Fight this generation” è diventato un Eddie Vedder ironico” (Rolling Stone)

"Shibboleth avrebbe potuto essere la quinta miglior canzone in Bossanova dei Pixies: vuoi vedere che Malkmus si sta proponendo come il prossimo rimpiazzo di Kim Deal? (Rolling Stone)

"Rumble at the Rainbo, uno sferzante sguardo al tour di una band che si riforma dopo anni, simile a quello di Malkmus nel 2010 con i Pavement (...). “We are returning, returning to our roots/No new material – just cowboy boots”, canta. Quindi promette: “No one here has changed and no one ever will”. (New York Times)

“Forse l'aspetto migliore dell'album è che non suona come quello di un uomo vecchio, amareggiato e incattivito, ma piuttosto come quello di un artista che è completamente in pace con la sua arte e la sua vita, e si limita a fare un po' di ottima musica, come ha sempre fatto”. (Music OMH)


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Lariat


J Smoov


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