martedì, dicembre 04, 2012

Entracte: Holy Motors


Film potente, film assurdo, film ricamato sulla pelle dell’istrionico protagonista Denis Lavant (alle prese con undici incarnazioni differenti) e sospinto sulle ali della fantasia visionaria del regista, Holy Motors di Leos Carax è stata una delle esperienze più vive del recente Torino Film Festival. Già passato da Cannes, addirittura incoronato numero 1 dell’anno dai Cahiers du Cinema, ha uno straordinario pregio: regala ciò che ormai troppo raramente si vede in sala, un folle viaggio di 115 minuti, tutt’altro che accomodante, confortevole, facile, prevedibile. Ci sono segmenti che flirtano con il disgusto (il rapimento di Eva Mendes al Père Lachaise), altri che si rivestono di irresistibile romanticismo vintage (il musical con vista notturna sulla Senna, protagonista una quasi irriconoscibile Kylie Minogue, su musica e testi di Neil Hannon dei Divine Comedy). Tra omaggi alla storia del cinema e cammeo più o meno nascosti, è un circo di meraviglia che dispensa selvagge emozioni, ma solo dopo aver richiesto una certa dose di sacrificio. Un assaggio? Il video sopra è l’entr’acte, l’intervallo (e anche lì c’è un cammeo nascosto: l’armonicista del gruppo, in mezzo agli altri musicisti, è Bertrand Cantat, ex-Noir Desir). Spero di sbagliarmi, ma non credo che Holy Motors abbia ancora trovato un distributore italiano. D’altronde, come detto, è un film tosto, di quelli che nei nostri sempre più omologati cinema di prima visione trovano poco spazio e ancora meno pubblico (a Torino la sala era esaurita, ma in questi casi il virtuoso effetto doping del TFF è sempre piuttosto forte).